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ADAM ETERNO

tratto dal romanzo «Il garzone del macellaio»
(«The Butcher Boy») di Patrick Mc Cabe
traduzione dall’inglese per Garzanti di Riccardo Duranti

riduzione, adattamento e regia di Maurizio Bàbuin e Susanna Garabello
con Maurizio Bàbuin
voce della vecchina Maria Anodal
musiche originali Marco Trivellato

luci e suoni Marco Ferrero
elementi di scena Mariangela De Piano

costumi Rossana Dassetto Daidone

Fascia d’età:  partire da 14  anni - tout public

Durata: 70 minuti

Adam Eterno è un monologo ispirato ad un romanzo irlandese: una storia tenera, disperata, crudele, che ci induce a riflettere su piccoli eventi quotidiani, i quali talvolta travolgono la vita di un individuo (in questo caso un adolescente), fino a portarlo a conseguenze estreme, forse anche soltanto immaginate.

E’ un «Lavoro in corso», creato nel 1996, che continua grazie ad una promessa da mantenere e proseguirà lungo la strada di una ricerca personale dell’attore protagonista, nei tempi lasciati liberi dall’intensa attività professionale. Perché Maurizio Bàbuin ha ormai dedicato la sua vita d’attore soprattutto all’organizzazione artistica, alla regia e alla didattica.

E’ ideatore, organizzatore ed insegnante dal 1987 della scuola Teatranzartedrama Centro di Formazione per le Arti della Scena, al cui interno, nel 1998, con il patrocinio della Regione Piemonte, è nata anche la S.A.T., Scuola Professionale di Arte Teatrale (corso biennale ed intensivo con obbligo di frequenza giornaliera).

Bàbuin ha cominciato nel 1974 frequentando le varie tipologie della professione di attore, dal cabaret, alla prosa nell’ambito del decentramento regionale del Teatro Stabile di Torino, agli sceneggiati radiofonici e televisivi, al cinema diretto da Guido Chiesa e Daniele Segre. Dopo, fondando prima la scuola e poi la compagnia Santibriganti Teatro (1992), Maurizio Bàbuin ha concentrato la propria attenzione soprattutto nella formazione, nelle regie e nel lavoro sul territorio (è stato anche ideatore nel 1997 del Festival Internazionale delle Arti Teatrali Theatropolis).
In questo senso, riservandosi ogni anno il tempo per calcare la scena nei panni del protagonista di Adam Eterno, Maurizio Bàbuin nutre il monologo (e si nutre artisticamente attraverso di esso) della propria esperienza di vita e d’artista.
Adam Eterno annualmente «rinasce» invecchiando. Questo è l’aspetto più interessante del lavoro: è una tappa, gelosamente protetta, di un’inesausta e necessaria ricerca.

Francie è il personaggio sul quale ruota il romanzo; gli sarebbe bastato poco per essere felice: un amico del cuore, qualche tavoletta di cioccolato, un po’ di musica, tanti fumetti (come Adam Eterno) e la confortante sicurezza del mondo, magari solo nel ricordo, qualcosa di bello c’è. E invece…Così, quasi per caso, Francie ci attira nel suo universo. patetico e crudele, comico e affollato di disperata solitudine, assurdo e fin troppo familiare.
In scena il turbamento del protagonista, il disordine dei suoi pensieri e delle sue reazioni, l’afasia interna, la sua fragile sensibilità, unita ad una sottile capacità di osservazione. Il monologo snocciola tutte le componenti che inevitabilmente portano un bambino a “crescere”, a volte suo malgrado, con effetti devastanti. Le prime umiliazioni, l’orgoglio ed il rimorso, diventano sensazioni imperiture, che spesso si legano profondamente alle radici della nostra vita.
La voce di una vecchina introduce Francie: l’uomo rimasto bimbo misura l’intera sfera dell’essere nel desiderio continuo di protezione e di aiuto. Attraverso flash della memoria, Francie mostra sempre più il proprio animo; ma le paure e le aspettative di un bambino sono per molti versi simili, se non uguali, a quelle di un adulto.
La musica originale, composta per quartetto d’archi, quartetto vocale e percussioni, concentra l’incubo di una moderna tragedia tascabile, permeandosi all’ambiente, evidenziando quanto di vergine e insieme di meditato in esso è contenuto.

DICONO

«Teatro che puoi e vuoi sempre rivedere, risentire. Adam eterno è uno spettacolo diciamo subito bellissimo. E’ una eccezionale prova d’attore, quella che offre Maurizio Bàbuin, e l’attoralità resta, nonostante l’insistenza delle forze negatrici, il testo privilegiato della fruizione teatrale. […] Adam eterno è una bella storia, ma lascia il segno più forte nel ritratto che dipinge della Violenza. […] lo spettacolo è un incedere denso di sentimento verso gli atti ultimi del Teatro. Attimi in cui sono i sensi tutti ad entrare in tensione».

Christopher Cepernich / Il Corriere dell’Arte

«Ormai giunto all’ottavo anno di repliche, assomiglia ad un perfetto congegno di scatole cinesi: […] si aprono nuove prospettive ed interrogativi che ne contengono altri di impensati fino ad un risvolto tragico che ne segna il finale […] Il congegno drammaturgico è esemplare per linearità nonché perfetto nel dipingere una parabola esistenziale intrisa di solitudine e destinata a sfociare in un’assurda violenza omicida […] un’intensa pagina di teatro con il solo ricorso ad una mimica e gestualità esemplare».

Roberto Canavesi / Luna Nuova

«Maurizio Babuin di Santibriganti ha scelto una storia difficile e tragica […] che ha messo in scena dimostrando una tecnica attoriale saldissima, di precisione chirurgica, con una regia minimalista dai tocchi ossessivi».

Clelia Delponte / Il Gazzettino - Pordenone

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