top of page
d1695cb5-9154-45c3-bff4-074cec594dc8.jpg

PER MANI - DIARIO EROTICO

Uno spettacolo di Mauro Piombo

con Gilda Rinaldi Bertanza, Mauro Piombo

Luci e audio Nicola Rosboch

Post produzione audio Andrea Lesmo
Assistente Matilde Terazzi

Elementi di scena Marco Ferrero

Foto di scena Stefano Roggero
Organizzazione/Promozione Marco Bandiera (Roma)

Produzione Santibriganti Teatro 

Lo spettacolo è per un pubblico adulto

Nuova produzione 2023

L’ultima volta che mi sono svegliato ero morto. Me ne sono accorto subito, perché ero duro. Duro ma non ancora freddo [..] Mi sentivo un cazzo duro e caldo, forse ero un cazzo [..] Non restava che aspettare che il sangue ancora tumultuoso cessasse di darmi calore. Con pazienza e fiducia diventerò anche freddo.

In un luogo sospeso, di pace e pericolo, un’isola della mente, Lei abita il sogno, e con Lui si aggrovigliano negli sguardi, nelle parole, nei colori del desiderio.
Sotto le palpebre, un diario dalle pagine mischiate, visioni sbavate, scarabocchi, vivido e lirico è il sogno doppio che li conduce dentro lo sguardo, i sensi di un uomo e di una giovane donna che sembra essere per Lui uno specchio, un riflesso dell’anima, un miraggio di ultimo fremito.
Il fantasma di un Primo Amore? Un oblio, forse l’amore mai avuto.
In dodici giornate, un caleidoscopio: schegge di un’unica storia; diario erotico non è una sola storia, ma tante, come molteplici sono le nostre visioni: la paura, il piacere, il perdersi, il morire e rinascere.
Un gioco, serio e rischioso, non sempre sarà la stessa forma. E’ acqua, aria, fiamma. Come i sogni, la spuma del mare, o una coppa di champagne.
Uno spettacolo umano, profondamente umano, esistenziale ed epico, crudele e ammaliante.
Sensuale, da vedere, da toccare.

Eros è il mistero che dà conoscenza e dissoluzione, il viaggio dell’anima per tornare divina, il desiderio che resta vivido, indomabile fino sulla soglia della vita.

PerMani parla di erotismo, amore, paura e voglia di essere.

Uno spettacolo che ha come linguaggio l’astrazione poetica delle parole e la forza e l’evanescenza dei gesti, come in un sogno.
La messinscena è il sogno: la proiezione di Lui (il protagonista), la visione, unica sua culla di serenità e inquietudine, consolazione e turbamento nel fuggire la morte, che forse è già in Lui, cercando il fremito di un desiderio nascosto dal tempo.
Lei è la giovane donna - lo sguardo che abita il sogno, prigioniera e complice nella sua testa - si fa persona di carne e voce creata da Lui stesso; è regina di quel mondo che in lui si rinnova, alito e strazio di vita che in un attimo può dissolversi “quando sarà il tempo di andare”. E’ donna che confonde le volontà, bambina e spudorata, madre, figlia e compagna di giochi, in un gioco senza fiato in carne ed ossa.
Loro due solamente, riflessi negli occhi, Lui aria, nebbia, feto, Lei mare, spuma, acqua amniotica.
Lui cerca la vita, lei non può morire, così come è generata dal sogno; gioca a far di lui il prigioniero del suo stesso creato, dapprima burattina sarà burattinaia che lo accompagna, tra le molteplici visioni, lentamente, a chiudere questo gioco che, come tutti i giochi, deve finire.
Nel finale un affetto struggente li vede insieme, il viaggio si conclude, e il saluto mette pace alla paura, è puro adesso l’addio.
Il desiderio resta, nelle mani, in tutte le mani. Materia dei sogni.
Un’altalena, un grande cavallo a dondolo, tre torri (gabbie appendi fari per il teatro), un microfono su asta, una cassa acustica centrale, una poltrona di stoffa damascata, un vecchio carrello deambulatore, il burattino del Re e uno specchio abitano la scena.

Ringraziamenti : Angelo Tronca per aver visto l’idea e suggerito un titolo. Fabio Bisogni per aver scritto un racconto per i personaggi dello spettacolo: poesia e fonte di spirazione; Alfonso Cipolla per aver messo a disposizione un burattino della collezione del Museo dei Beni Marionettistici e il Teatro Popolare; a Francesco Bigi, autore e sceneggiatore, per le visioni critiche alla drammaturgia. Un ringraziamento speciale a Isabella Romanelli per la residenza artistica accolta a Campo Caruso – Corigliano Calabro in Sila.
All’amico Stefano Roggero per gli scatti e l’ospitalità negli spazi del suo studio fotografico. Ed infine, alle attrici Elisa Gandolfi e Ludovica Aprile per la collaborazione alla ideazione del progetto di messa di scena.

Dedico lo spettacolo a Roberto prof. Tessari, eccelso studioso di teatro, amico e complice visionario, per i consigli e il suo incoraggiamento

bottom of page